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"Amici di San Charbel" per il Libano

Questa è la lettera che documenta la necessità e l'urgenza dell'aiuto alle famiglie cristiane poverissime del Paese mediorientale

Reverendo Padre Federico Celini,

con la presente, spero che lei stia bene, in questo momento di confinamento mondiale a causa del Covid – 19, che devasta il nostro pianeta. 

In Libano la situazione è disastrosa, non ci resta che la misericordia divina e il sostegno di qualche donatore per far fronte alla carestia e alla miseria che attacca il Paese. Come per numerosi altri Paesi, il sistema economico libanese è stato bloccato, nella quasi totalità, per decisione del governo, al fine di lottare contro la diffusione del coronavirus.

Sfortunatamente il Libano soffriva già di una grave crisi economica prima dell’inizio della pandemia. Le restrizioni hanno fortemente esacerbato la profonda crisi finanziaria del Paese.

Alla fine del 2019 c’è già stato un sollevamento popolare contro la corruzione e in seguito alla situazione economica. Oggi la lira libanese ha perso il 60% del suo valore (per 1 dollaro USA ci volevano 1500 lire libanesi; ora per 1 dollaro USA ci vogliono 4000 lire libanesi).

E’ la prima volta della storia che il Libano ha dovuto dichiarare il default di pagamento del suo debito estero. Infatti il debito è di 92 miliardi di dollaro USA, cioè il 170% del Prodotto Interno Lordo.

Dopo due mesi di confinamento i prezzi delle derrate alimentari di base aumentano come saette, mentre la lira libanese è in caduta libera.

Prima dell’arrivo del Covid – 19 la banca mondiale aveva valutato che il 45% della popolazione libanese viveva sotto la soglia di povertà nel 2020. Ma attualmente il governo stima, secondo le dichiarazioni del Ministro degli Affari Sociali, Ramzi Mucharafieh, che è il 75% della popolazione a trovarsi in urgente bisogno di aiuto.

Nelle strade gli slogan dei manifestanti, in collera, sono “abbiamo fame”. Gli scontri violenti fra i manifestanti e le forze dell’ordine, nella maggior parte delle grandi città, ci fanno temere il peggio e ci riportano alla memoria la grande carestia che visse il Libano in occasione della prima guerra mondiale.

Come lei sa, io sono un membro fondatore del CSCO (Comité de soutien aux chrétiens d’Orient – Comitato di sostegno ai cristiani di Oriente) e coordinatore delle operazioni in Siria per la Fondazione Pontificia AED – ACN (Aiuto alla Chiesa che soffre). Attraverso il CSCO si è assicurata una assistenza alimentare e sociale alle famiglie cristiane private di reddito a causa della crisi. Il colpo d’inizio degli aiuti alimentari è stato dato il 4 maggio 2020 con una campagna di distribuzione di pacchi alimentari a 5000 famiglie cristiane private di risorse in seguito alla crisi e al confinamento

E’ prevedibile un aumento delle famiglie che beneficeranno del nostro aiuto e questo durante periodi più lunghi, perché nulla permette di prevedere attualmente un miglioramento della situazione, ma al contrario bisogna ravvisarne un peggioramento.

Un gran numero di rifugiati (2 milioni) si sono stabiliti sul piccolo territorio del Libano e questo da alcuni anni. Numerosi Libanesi hanno allora perso il loro lavoro, accontentandosi i rifugiati di un salario inferiore o di un lavoro in nero.

Nelle nostre parrocchie e nei nostri monasteri la distribuzione di pacchi alimentari era già la priorità delle priorità. Con il fallimento di circa 2500 negozi e commerci al minuto e la chiusura di circa 5000 fabbriche, la situazione non può che aggravarsi.

La disoccupazione esplode e i disoccupati non ricevono alcun sostegno dal governo e non hanno dunque altra soluzione che di venire a bussare alla nostra porta per un minimo di aiuto.

In più, i Libanesi che hanno potuto conservare il loro lavoro hanno visto il loro salario diminuire della metà, cosa che non permette più, per alcuni, di nutrire la loro famiglia.

Ora per noi la questione è di procurare viveri e kits d’igiene per aiutare questi poveri che mancano di tutto.

In seguito a questa situazione drammatica, ci rivolgiamo a lei e sollecitiamo il suo aiuto per sostenerci nel nostro progetto di salvare la vita delle nostre comunità cristiane in Libano.

Nell’attesa di una risposta favorevole da parte vostra e restando a vostra disposizione per ogni ulteriore informazione, vi prego di gradire, Reverendo Padre Federico Celini, l’espressione dei miei sentimenti più rispettosi.

In unione di preghiera in Cristo.

Padre Charbel Eid


La drammatica situazione del Libano in questo documentato réportage.

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